Per Ugo Marano

di Pasquale Persico

Breve è la vita, lunga è l’arte, la frase torna in mente ogni volta che penso all’immenso numero di opere che Ugo ci ha lasciato. Casa Capriglia, così nominata da Ugo e Stefania, sua moglie, era la casa di famiglia dell’artista; lui l’ha avuta in dono da sua madre, è situata nella frazione di Pellezzano del Comune di Baronissi, località a ridosso del Comune di Salerno.
Una casa nobile, poco distante dal campanile e dalla Chiesa Madre; gli spazi enormi delle stanze, del cortile, delle cantine e dei sottotetti si sono riempiti nel tempo di opere create per quegli spazi e di opere rientrate da mostre od esibizioni nei tanti luoghi del mondo dove Ugo è stato chiamato per proporre il suo pensiero di artista radicale, utopico  e contemporaneo.
Questa immensa ricerca è stata sottratta ed è sottratta alla comunicazione di mercato e la Casa vive, oggi, come testimonianza contemporanea del tempo perduto, tempo minuscolo per Proust.
Spesso Ugo veniva  invitato a tirar fuori le sue opere per esporle, ma egli preferiva sempre produrre il nuovo, che per lui era  ed è  il Tempo ritrovato, Tempo maiuscolo nel senso di Proust.
Per l’artista non c’è stato mai tempo per raccontare tutto il passato vissuto dalle sue opere, ha dovuto sempre mettersi al lavoro per essere artista ogni giorno perché “ non c’è tempo da perdere”.
Il patrimonio artistico e la sua funzione di testimonianza del tempo d’artista non sono  stati messi al sicuro “mis en sécurité” ,direbbe Proust, come opera complessiva.
La mente ed il corpo dell’artista fino a ieri sono stati ancora troppo impegnati a riempire il tempo che veniva, e per Ugo solo questo lavoro poteva raccontare anche il tempo passato,  ed allungare il Tempo.
Faremo  abbastanza per mettere al sicuro la sua opera? Potrà far vivere con gioia l’idea che “lunga è l’arte che alimenta il pensiero sul futuro degli uomini”?

La sfilata infinita  delle opere di Ugo Marano chiede luce, spero che presto  tutte le opere si mettano in cerchio dentro  territori immensi  e che diventino nuova enciclopedia d’arte.
Cercare la decodifica che l’artista si era sempre rifiutato di fare è impresa difficile, conviene tentare di far parlare le opere, e far emozionare i cuori.
Le opere nello spazio Ottoarte di Firenze non vanno chiamate per nome, appartengono già al Tempo Ritrovato, un tempo d’amore per un “artista infinito”.

Pasquale Persico

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