Megalopoli di Agneta Holst

Megalopoli di Agneta Holst
Storia di una collezione tra arte e design

Artisti:
Carla Accardi, Rosanna Bianchi Piccoli, Paolo Buggiani, Enrico Castellani, Alik Cavaliere, Pietro Consagra, Agostino Ferrari, Sofus Holst, Mauro Lovi, Ugo Marano, Sandro Martini, Mario Nigro, Mimmo Paladino, Luigi Parzini, Gianni Pettena, Bobo Piccoli, Michelangelo Pistoletto, Giò Pomodoro, Ettore Sottsass, Tarshito e Shama

Postille a Megalopoli
Mauro Lovi

Con la Galleria Blue Chips di Lucca di Omero Biagioni avevo esposto un mio quadro all’Expo arte di Bari,del 1985 con titolo Emiciclo anaforico. (…) Agneta lo acquistò e mi chiese di far uscire lo sgabello dal quadro. (…) L’oggetto uscita dall’emiciclo fu presentato al Salone del mobile di Milano del 1986,  fotografato da Aldo e Marirosa Ballo e pubblicato su molte riviste di architettura e di arredamento. In seguito invitato a partecipare a diverse rassegne internazionali. Iniziò così in modo maieutico, per nulla convenzionale( partorire oggetti dai miei quadri) il mio percorso di disegnare oggetti. Per questo non mi sono mai fatto molte domande sul rapporto arte e design o sul primato dell’una o dell’altro sulla lettura di un oggetto. In molti casi la definizione sta più nel destino, e quindi nei passaggi e nelle verifiche dell’opera, che negli intenti creativi.
In Megalopoli, la sua galleria-show room nel centro di Milano, Agneta ha prodotto ed esposto, oggetti e mobili per la casa e dintorni, progettati o realizzati da artisti che avevano condiviso con lei le gallerie dove  in precedenza lavorava, artisti che sono diventati parte della storia dell’arte(…)Come quando produce con Carla Accardi e i suoi colori spaziali, cornici per due specchi. Piero Consagra con gli sgabelli in marmo, come loghi tridimensionali perduti o quasi lettere ritrovate di un alfabeto. Alik Cavaliere con tavoli con fusioni in bronzo, e acciaio e vetro. Michelangelo Pistoletto con la sua panca che usa la seduta come momento di attenzione  sia per quella con seduta in marmo bianco di Carrara (…) e quella con seduta in specchio che dialoga con lo spazio tra lo sguardo e l’azione. Per Enrico Castellani, trova l’idea geniale di far ammorbidire la luce della sua cifra stilistica (le nitide modulazioni ritmiche geometriche estroflessioni sulla tela), in punti matelassè di una trapunta, per il letto. Come i tavolinetti in marmo nero del Belgio con le rispettive elaborazioni plastiche dei due sessi di Giò Pomodoro. La consolle con i solidi brulicanti sugli steli di Ettore Sottsass,.(…). Luigi Parzini ancora cornici con specchi, ma in ferro traforato e colorato. Sandro Martini una piccola cornice in legno grezzo ad incastro. Rosanna Bianchi Piccoli con un suo grande piatto rigorosamente in porcellana, con linee di colore su bianco. Mario Nigro un tavolino basso in legno. Agostino Ferrari i suoi segni, probabili parole, su tessuti per sedute da regista. Infine il primo oggetto realizzato nel 1978, la lampada ‘Love Light’ di Paolo Buggiani, con le sue pennellate a colori su vetro.
Nel periodo che conobbi Agneta, oltre alla collezione di pezzi descritta sopra, stava lavorando con un gruppo di artisti composto da Tarshito e Shama , Ugo Marano e Gianni Pettena. Mi interessava il loro modo con cui ridisegnavano gli oggetti e lo spazio e la ridefinizione di questi a propria misura materiale e spirituale, elaborati in raffinate e inconsuete elaborazioni. In quel periodo furono prodotti tra gli altri, i lavori di Ugo Marano come La sedia del pensiero con la lavorazione del ferro e del mosaico, (…) al rame di Wakanda ambedue di Tarshito (Nicola Strippoli) e Shama (Cinzia Tandoi), alle due opere di Gianni Pettena, gli arazzi di Itinerari territori mappe recinti  eseguiti a punti in catenella in seta, e Integrazioni o dell’incursione nello spazio della rappresentazione, con il quadro di 200cmx200cm reso in tre dimensioni dove si entrava e si sedeva su due panche e un tavolo realizzati in prospettiva. (…). L’ energia e sinergia del gruppo si esaurì con la fine degli anni ottanta. Nel 1989 nello spazio di Megalopoli presentai un letto in legno completamente smontabile senza un chiodo o una vite, Il letto di Ulisse. Sempre più attiva nella sua proprietà nella campagna toscana, Agneta diradò le sue frequentazioni milanesi, e prima di lasciare definitivamente lo spazio di Megalopoli, mi propose di realizzare una installazione a chiusura di questo ciclo.
IL mio esordio in solitaria nel 1991 a Milano, con Il sogno di Proteo una ambientazione dipinta con con due pezzi disegnati appositamente: L’arnia delle api guarite in legno di olmo rosa e il tappeto Mare rame, in stoffa e riccioli di rame. Opera dedicata al dio della mitologia greca: Proteo, dio mutevole della calma e delle profondità marine. Affrontai lo spazio come se fosse una cappella sacra, silenziosa e poco luminosa, con tutti i muri dipinti. Dove si entrava e si lasciava abituare gli occhi lentamente alla visione di ciò che era contenuto e raccontato, alla sola luce di un grosso cero e di una grande finestra che dilatava la pochissima luce. Una pausa meditativa mentre fuori Milano viveva uno dei suoi momenti più frenetici:(…) il Salone Internazionale del Mobile. Aldo Ballo volle documentarlo con una splendida sequenza di scatti che conservo gelosamente. Isa Tutino Vercelloni ne fece la copertina di Casa Vogue. È uno dei lavori che più mi ha coinvolto ed emozionato. (…)

Fin qui alcuni brani leggermente rivisti del testo Una Megalopoli privata che fu redatto dal sottoscritto per la sezione La collezione Megalopoli da me curata, nel catalogo della mostra Arte del quotidiano, Fondazione Ragghianti Lucca  2009.
Mostra a cura di Isa Tutino, Antonia Jannone, Mauro Lovi che proponeva una lettura panoramica della produzione italiana di oggetti e mobili tra arte e design dagli anni ‘70 al 2000. Mostra voluta dall’allora presidente Giovanni Cattani e dal direttore Maria Teresa Filieri della Fondazione. Istituzione che ha gestito con  tutto il suo staff, le varie fasi della realizzazione della mostra con competenza e professionalità.
Questo evento  ha di fatto suscitato in Olivia la figlia di Agneta, la voglia di riprendere in mano il mondo creato dalla madre. Lo ha fatto dopo due anni,  aprendo a Firenze uno spazio galleria laboratorio: Otto luogo dell’arte   dove poter confrontarsi con  quel processo produttivo che aveva dato origine a Megalopoli e dove saranno promosse nuove sfide creative sugli oggetti della vita quotidiana, da realizzare oggi con artisti contemporanei  attraverso o con la complicità del tessuto artigianale toscano. Nella seconda mostra di Otto doverosamente dedicata a quella esperienza, esporremo la Collezione  recuperando tutti i pezzi e ampliando con la documenti inediti scritti e fotografici,  un contributo al percorso di inquadramento storico dell’esperienza di Megalopoli.

Lucca, ultimi giorni di aprile 2011
Mauro Lovi

CATALOGO

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